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LA RICHIESTA DI PERDONO GENERAZIONALE

E LE S. MESSE DEL PERDONO PER LE PERSONE DEL NOSTRO ALBERO GENEALOGICO

Copyright www.usedei.org - 21.10.2017

 

 

I. Il PECCATO E LE SUE CONSEGUENZE GENERAZIONALI

 

Dal libro del Deuteronomio (5,8-10)

«Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti».

Breve spiegazione teologica

 

Il peccato è sempre “personale”, e conseguentemente la “colpa” è personale, ma sono le “conseguenze” della colpa che si possono ripercuotere sulle generazioni successive.

 

Così è per il “peccato originale” commesso dai nostri progenitori: la colpa è stata personale di Adamo ed Eva, ma le “conseguenze” della loro colpa, che sono state disastrose, si ripercuotono dall’origine dell’umanità sino alla fine dei tempi.

 

Nell’infinita Misericordia di Dio ci è stato dato il sacramento del battesimo per cancellare il peccato originale che ci marchia sin dal concepimento e sue le “conseguenze”. E pur tuttavia la nostra natura umana resta indebolita e necessita continuamente di essere rinvigorita con i sacramenti e la preghiera.

 

 

 

 

II. IL SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA

(DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA)

 

1322 La santa Eucaristia completa l'iniziazione cristiana. Coloro che sono stati elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del Battesimo e sono stati conformati più profondamente a Cristo mediante la Confermazione, attraverso l'Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del Signore.

1323 « Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura ». 143

I. L'Eucaristia - fonte e culmine della vita ecclesiale

1324 L'Eucaristia è « fonte e culmine di tutta la vita cristiana ». 144 « Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua ». 145

1325 « La comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio, su cui si fonda la Chiesa, sono adeguatamente espresse e mirabilmente prodotte dall'Eucaristia. In essa abbiamo il culmine sia dell'azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui al Padre nello Spirito Santo ». 146

1326 Infine, mediante la celebrazione eucaristica, ci uniamo già alla liturgia del cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28).

1327 In breve, l'Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: « Il nostro modo di pensare è conforme all'Eucaristia, e l'Eucaristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare ». 147

II. Come viene chiamato questo sacramento?

1328 L'insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama:

Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio. I termini eucharistein (Lc 22,19; 1 Cor 11,24) e eulogein (Mt 26,26; Mc 14,22) ricordano le benedizioni ebraiche che – soprattutto durante il pasto – proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione.

1329 Cena del Signore, 148 perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione e dell'anticipazione della cena delle nozze dell'Agnello149 nella Gerusalemme celeste.

Frazione del pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, 150 soprattutto durante l'ultima Cena. 151 Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la sua risurrezione, 152e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche. 153 In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangiano dell'unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui un solo corpo. 154

Assemblea eucaristica (synaxis), in quanto l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa. 155

1330 Memoriale della passione e della risurrezione del Signore.

Santo sacrificio, perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l'offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della Messa, « sacrificio di lode » (Eb 13,15),156 sacrificio spirituale, 157 sacrificio puro 158 e santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza.

Santa e divina liturgia, perché tutta la liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento; è nello stesso senso che lo si chiama pure celebrazione dei santi misteri. Si parla anche del Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il sacramento dei sacramenti. Con questo nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.

1331 Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo; 159 viene inoltre chiamato le cose sante (« ta hagia sancta ») 160 – è il significato originale dell'espressione « comunione dei santi » di cui parla il Simbolo degli Apostoli –, pane degli angeli, pane del cielo, farmaco d'immortalità, 161 viatico...

1332 Santa Messa, perché la liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l'invio dei fedeli (« missio ») affinché compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana.

 

 

III. LE SANTE MESSE PER LA REMISSIONE DEI PECCATI

(O DEL PERDONO)

 

1. Origine della «Santa Messa del Perdono»

 

La Santa Messa del Perdono nasce nel secolo scorso dal desiderio di una giovane ragazza di offrire riparazione e amore al Cuore di Gesù. Quella ragazza si chiamava Teresa Sofia Algranati, figlia di Cesare ed Ernestina Stafferi. I genitori si erano conosciuti all’Oratorio di Don Bosco. Il papà, ebreo, era stato convertito al cattolicesimo dal nostro Santo educatore, ed era stato ancora lui a chiedere ad Ernesta, una buona e pia ragazza che frequentava le opere salesiane di Torino, di sostenerlo nel cammino della fede. Si erano sposati su consiglio di Don Bosco e avevano avuto nove figli, Teresa era l’ultima.

 

Durante l’inverno del 1921 in un paese piemontese della provincia di Cuneo, un giovane sacerdote che viveva in grande povertà, si tolse la vita stremato dagli stenti. Teresa viveva allora con la nonna materna a Madonna dell’Olmo, appena fuori Cuneo e del fatto, successo lì vicino, si parlò molto nella sua parrocchia. La ragazza fin da bambina aveva avuto come amici e confidenti prima Don Rua e poi Don Filippo Rinaldi, che avevano delicatamente plasmato la sua sensibilità religiosa e la sua innocenza di bambina in una profonda vita spirituale e di preghiera.

 

Davanti a quel tragico avvenimento Teresa, ormai ventenne, si sentì interpellata in prima persona ad offrire riparazione e preghiera. Conosceva già da qualche anno una pratica diffusa da una monaca francese, Maddalena Mirabol, convertita all’amore di Dio dopo una giovinezza libertina. Questa devota francese narrava nel suo diario come il 19 giugno 1872, solennità del Corpus Domini, aveva deciso di prendere parte alle funzioni e come quel giorno aveva notato che poche persone avevano partecipato alla S. Messa. Rattristata da tanta freddezza e indifferenza nei confronti di Gesù vivo nell’Eucaristia, aveva sentito il dovere di riparare: si era fermata in chiesa partecipando a tutte le celebrazioni che si susseguirono nella giornata. Gesù le diede in seguito luci interiori ed essa comprese che le opere buone che si possono offrire a Dio hanno un grande valore, ma la più grande fra queste è la S. Messa il cui valore è tanto alto da essere infinitamente più grande di ogni altra opera umanamente realizzabile. Comprese che la S. Messa è un atto infinito di riparazione a confronto di tutte le penitenze o rinunce che si possono offrire. Meditando sul Sacrificio Eucaristico la giovane Maddalena si convinse che esso contiene la più grande riparazione per i peccati e le indifferenze dei cuori: nacque la Messa Riparatrice.

 

Teresa Sofia, che aveva letto una pubblicazione sull’esperienza spirituale della pia francese, poi fattasi monaca, pensò di offrire la Messa riparatrice per la morte del giovane sacerdote. Raggiunse il Santuario di Madonna dell'Olmo, dove voleva raccogliersi in preghiera davanti all’Eucarestia per chiedere perdono per la morte del sacerdote suicida, perdono per quell’atto di disperazione, ma perdono anche per i cristiani che avevano permesso che egli giungesse a quel gesto estremo.

Mentre pregava sentì che Gesù le chiedeva “una Messa della riconoscenza perché si riconoscesse nell'Eucarestia che Dio ha voluto ricondurre l'uomo a Sé facendosi uomo egli stesso perché l’umanità riconoscesse Dio attraverso l'incarnazione”. La nostra giovane, che voleva offrire riparazione a Gesù, fu condotta oltre le intenzioni della messa riparatrice: comprese di poter offrire una riparazione più perfetta attraverso lo stesso Riparatore: Gesù.

Fu l’intuizione della Messa del perdono, come venne chiamata poi, il cui senso è proprio di presentare a Dio i meriti di Gesù e la Sua riparazione, offerta una volta per tutte in modo perfetto al Padre per tutti noi. Gesù le promise che “ogni volta che si celebra una S. Messa del Perdono Egli dà grazia di conversione a un’anima”.

 

In un suo scritto Teresa Sofia, poi divenuta Suora scrive: “La Messa pro remissione dei peccati è stata chiamata Messa del Perdono per far comprendere al popolo la necessità di domandare perdono delle colpe commesse, ricordando le esortazioni della Madonna a Fatima: «Che si emendino, che domandino perdono».

La giaculatoria da Lei stessa insegnata e raccomandata, da recitare ogni decina del S. Rosario: «Gesù perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente quelle più bisognose della tua misericordia».

E ancora perché conversioni difficili ottenute, ed incolumità in gravi pericoli, hanno dimostrato che quando con la Messa, in unione alla Santissima Vergine, si implora Gesù crocifisso ad ottenere il perdono, l’Eterno Padre, proprio per la supplica del suo Divin Figliolo, l’accorda, dando col perdono la luce che snebbia la mente e conquista il cuore, sospendendo i castighi da noi meritati”.

 

Così cominciò ad esortare le giovani a lei affidate del gruppo delle Figlie di Maria a Madonna dell’Olmo, a coltivare un grande amore per la S. Messa e a proporre che fosse fatta celebrare, proprio per chiedere grazie particolari. E’ ancora lei che nelle sue memorie scrive: “La Messa del Perdono venne celebrata per la prima volta per ottenere la conversione di una persona che improvvisamente si smarrì nel peccato, creando un grande scandalo e tanto dolore per tutto il paese (si tratta di un giovane sacerdote, fuggito con una donna ndr). Celebrata da Don Stoppa Michele, dal Sacerdote fratello del Parroco Don Cesare Stoppa, dal Rettore del Santuario della Madonna della Riva (poco distante da Madonna dell’Olmo ndr) Don Giorgio Bottero e dal Padre Donato S.J., non trascorse un mese che, pentita con sorpresa di tutti, quella persona si convertì e chiese alla Madonna di prenderlo con sé piuttosto che dovesse ancora sbagliare. Volle vivere di penitenza presso il Santuario Madonna di Cussano e là, dopo qualche mese, morì santamente. Per la grazia ricevuta vi fu una domenica tutta dedicata al ringraziamento (…) la chiesa era gremita di uomini della popolazione riconoscente, perché la grazia era stata accordata alla famiglia del mugnaio del luogo. Fu l’inizio della rinnovazione della Parrocchia che il Padre gesuita consacrò, dopo l’ora di adorazione, al Sacro Cuore. Un signore villeggiante regalò per tutte le famiglie un bel quadro del Sacro Cuore e il Reverendo Parroco, benché sofferente di cuore, si recò a consacrare singolarmente le famiglie al Sacro Cuore (…) Il Parroco celebrò da quel primo giorno ogni mese la S. Messa del Perdono e disse che era quello che l’aiutava e otteneva grazie insperate, anche due conversioni di persone da anni lontane dai Sacramenti”.

 

Teresa Sofia ci ha lasciato nelle sue memorie diverse testimonianze sulle grazie ottenute facendo celebrare la S. Messa del Perdono, da questi episodi comprendiamo anche che la pratica si era diffusa in quegli anni ed era conosciuta da parecchi sacerdoti. Nel 1932 Teresa Sofia si trasferì a Bologna e diffuse anche qui la pratica, fu infatti nella Diocesi di Bologna che la S. Messa del Perdono ricevette l’imprimatur ufficiale della Chiesa, il 7 marzo 1945, ad opera del Cardinale Nasalli Rocca. Poco più che un mese dopo l’approvazione successe un fatto che ha l’aspetto di una conferma del Cielo.

Verso la metà dell’aprile del 1945 la seconda guerra mondiale era quasi al termine, gli Alleati avanzavano dal sud dell’Italia mentre le truppe tedesche abbandonavano le loro posizioni, ma sappiamo come questa fuga fu, in moltissimi luoghi, accompagnata da stragi di civili e distruzioni. A Bologna si sapeva che i tedeschi avevano l’intenzione di minare gli edifici più importanti della città e di farli saltare prima della ritirata. La signorina Teresa-Sofia si presentò al Cardinale chiedendogli che facesse celebrare da ogni sacerdote della Diocesi una S. Messa del Perdono per ottenere l’incolumità della città e della sua gente. Il Cardinale approvò l’idea, ma mancavano i soldi per le offerte legate a tutte quelle Messe. Si lasciarono così, senza trovare una soluzione al problema.

Teresa scendeva lo scalone dell’arcivescovado quando le si fece incontro un giovane elegantemente vestito che le presentò una busta chiedendole di portarla al Cardinale. Lei volentieri tornò sui suoi passi e fu grande la sorpresa e la gioia quando, aprendo la busta, il Cardinale e Teresa vi trovarono la somma necessaria per le Sante Messe. Il Cardinale poté esaudire il desiderio di Teresa Sofia. La liberazione di Bologna avvenne il 21 aprile, la città era stata duramente bombardata e versò il suo tributo di sangue, ma fu salva dalla distruzione.

 

2. Riconoscimento della «S. Messa del perdono» da Papa Pio XII

 

Undici anni dopo, un altro avvenimento rese la S. Messa del Perdono universalmente conosciuta nella Chiesa: Papa Pio XII nel 1959 festeggiava il suo cinquantesimo di ordinazione sacerdotale e nella Domenica delle Palme di quell’anno chiese come dono a tutti i sacerdoti del mondo di celebrare una S. Messa del Perdono.

 

3. Modalità di celebrazione della «S. Messa del Perdono»

 

La S. Messa del Perdono si può fare celebrare:

1) in riparazione dei propri peccati

2) in riparazione dei peccati di chi ci fa del male o ci ha fatto del male (vivi e defunti)

3) per la richiesta di perdono dei peccati non confessati o confessati male delle persone del nostro albero genealogico (e quindi anche “in riparazione”) vivi e defunti.

 

La S. Messa del Perdono con la riforma liturgica del 1970 ha preso il nome di S. Messa per la remissione dei peccati (o del perdono) ed il suo formulario si trova a pagina 830 del Messale Romano.

 

 

IV. LE SANTE MESSE DI RICHIESTA DI PERDONO PER LE PERSONE DEL NOSTRO ALBERO GENEALOGICO E GLI EFFETTI DI LIBERAZIONE DELLE ANIME DEI DEFUNTI E DI GUARIGIONE DEI VIVENTI

 

 

Padre Ghislaine Roy (pp. 285-287)

 

La S. Messa di guarigione dell’albero genealogico, viene chiamata così perché si crede nella propria provenienza dalle generazioni passate, che si è pertanto frutto della santità dei predecessori, portando con sé tuttavia anche le ferite causate da ciò che essi hanno vissuto di negativo.

Va sottolineato che non si è responsabili dei peccati degli antenati, ma che si portano le conseguenze negative dei loro peccati non confessati.

 

In questo esercizio pratico si diviene il portavoce dei defunti e dei vivi appartenenti al proprio albero genealogico. Bisogna credere alla grandezza della Messa, attraverso la quale tutto è possibile a Dio, che guarisce attraverso la potenza dell’Albero della sua Croce. Lui ci guarisce infatti da tutte le conseguenze negative di ciò che si è vissuto di male.

 

A nome dei defunti nel corso della Messa, si chiede infatti perdono a Dio per tutto ciò che è stato fatto, dai defunti o dai vivi, e che ha rappresentato delle mancanze ai Comandamenti di Dio, mancanze rispetto alle quali essi non hanno mai chiesto perdono.

 

La fede nella grandezza della misericordia di Dio dimostra che il Sangue di Dio sparso nella Messa. Viene a liberare, a guarire tutto l’albero genealogico. Innumerevoli ed immensi frutti spirituali scaturiscono dalla Messa. Molte persone riescono finalmente a perdonare, ritrovando la pace del cuore, altre guariscono da ferite causate dai lutti, altri diventano più sensibili verso la carità che deve essere offerta ai cari defunti, come lo raccomanda anche il Catechismo della Chiesa Cattolica. Altri ancora hanno delle visioni relative ai propri defunti liberati dal Purgatorio, che entrano in Cielo, che sono nella luce di Dio. Altri piangono per la sofferenza che avvertono nei loro cari in Purgatorio.

 

Va ricordato che durante la Messa in cui l’Eterno Presente di Dio si manifesta per abbracciare passato e futuro, non c’è nei partecipanti alla Messa, un desiderio di entrare in contatto con i defunti. Tutto si compie alla presenza dell’Eucaristia, con il cuore aperto allo Spirito Santo che, Lui solo, conduce i fedeli e dona loro le visioni che ritiene di voler dare in quella occasione. Le persone in questi momenti si rendono finalmente conto della grande importanza di pregare per i defunti, di far celebrare per loro delle Messe, di offrire con il solo vero Mediatore che è Gesù Cristo Signore.

 

Le Messe dunque producono spesso delle guarigioni interiori ed anche fisiche, infatti quando l’albero genealogico viene depositato sull’altare, le persone vivono una grazia di abbandono delle generazioni passate tra le mani del Signore, realizzando anche l’importanza della loro responsabilità spirituale in questo atto di fede”.

 

 

 

  

V. FONTI

 

- Preghiere e strumenti di liberazione e guarigione, a cura di Padre Ghislain Roy, IX Edizione, stampato in proprio

- Messale Romano, IV. Per la remissione dei peccati (o del perdono), pag. 840

- Catechismo della Chiesa Cattolica, Il Sacramento dell’Eucaristia, nn. 1322-1405, [www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c1a3_it.htm]